Camera a sviluppo istantaneo – Come funziona

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– Ciao a tutti amici…
Siccome penso non si sappia esattamente come funziona una fotocamera a sviluppo “istantaneo” in camera, ho pensato di creare questo post appositamente per eliminare queste lacune; ovviamente, come a scuola, chi lo sa non suggerisca… 😉
Questa camera è a sviluppo istantaneo in camera. Si tratta dello stesso procedimento che mise a punto William Fox Henry Talbot,  già nel 1835, addirittura prima del brevetto del “Dagherrotipo”, usando della carta salata ricoperta con sali d’argento, tramite la quale otteneva un negativo, e per ottenere la foto in positivo non faceva altro che rifotografarla! La tecnica venne chiamata “Calotipia”.
La prima fotocamera che utilizzò il sistema dello sviluppo dentro la stessa camera si attribuisce a Frederick Scott Archer, che la usò per le sue lastre al collodio umido. La prima fotocamera della quale si ha notizia, risale al 1853.
Successivamente, per portare la fotografia nel mondo del fotogiornalismo, si abbinarono la calotipia e la fotocamera a sviluppo istantaneo.
Questa fotocamera ha il carrello di messa a fuoco interna, quindi la prima operazione da fare è mettere a fuoco l’immagine e bloccarne la posizione; a questo punto, dopo aver impostato tempi e diaframma, e lavorando in condizioni di luce di sicurezza (a camera chiusa e sportello chiuso, n.d.r.), si estrae un foglio di carta fotografica dal magazzino e si inserisce nel supporto ottico, davanti al vetro di messa a fuoco, con l’emulsione verso l’obiettivo.

IMG_2238 (Custom)

Questa operazione va fatta inserendo il braccio dentro la manica a tenuta di luce e ci si può aiutare col visore superiore.
Quando tutto è pronto, si esegue lo scatto, e subito dopo si toglie la foto dal gruppo ottico scorrevole, e la si immerge velocemente nella vaschetta col liquido di sviluppo facendola bagnare per bene e uniformemente, agitando leggermente il contenitore. Il procedimento si può sempre seguire dal visore superiore, e vedere quando l’immagine è sviluppata.

IMG_2209 (Custom)

Passato il tempo necessario e ovviamente avendo sempre l’accortezza di essere veloci e precisi e sempre in assenza di luce, si passa la foto nella vaschetta col liquido di fissaggio. Anche qui vale la regola detta precedentemente.
Una volta scaduto il tempo di fissaggio, si può aprire lo sportellino posteriore ed estrarre la foto, che verrà subito immersa in acqua per lavarla e eliminare i residui dei chimici.
Abbiamo ottenuto una foto in formato di cm. 10×15 circa, in bianco e nero, e in negativo!
Il negativo
Il negativo
A questo punto abbiamo due possibilità: se la foto la dobbiamo salvare sul computer successivamente tramite scansione, la mettiamo a asciugare e poi la portiamo a casa, mentre se vogliamo seguire il procedimento di Talbot sino alla fine, dobbiamo per forza convertire il negativo in positivo.

IMG_2250 (Custom)

Mi fermo un attimo a chiarire questo passaggio, perchè penso che finora qualcuno abbia travisato lo scopo di essermi costruito un simile apparecchio.
Mi sono giunti i più disparati sistemi per ottenere il positivo, dalla stampa a contatto, alla scansione e stampa con stampante portatile, all’ingranditore ecc…
Niente di tutto questo! Io VOGLIO lavorare come lavoravano a quel tempo… allo stesso IDENTICO modo!
E per farlo si prende il negativo ancora bagnato, anche perchè aderisce perfettamente al supporto anteriore pieghevole, si mette in posizione, e ovviamente si mette a fuoco bloccando il gruppo ottico scorrevole appena ottenuta la messa a fuoco sul negativo.

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Si regolano tempi e diaframma adeguati, e si espone un nuovo foglio di carta con lo stesso procedimento usato per avere il negativo. TUTTO qui…
Ovviamente dopo aver eseguito correttamente i bagni di sviluppo e del relativo fissaggio, possiamo mettere nell’acqua di risciacquo la nostra bella foto POSITIVA!
Le foto della piazza
Le foto della piazza
Senza usare ingranditori, stampa a contatto,e oviamente apparecchiature elettroniche e digitali.
Da questo si capisce una cosa… che la luce è tutto… se cambia, cambia anche il risultato. Come mi consigliava qualcuno, di fare dei provini, per correggere i tempi, posso dirvi che non serve a nulla.
Personalmente vedo la luce che ho, e se è costante, faccio una foto di prova… da li decido come esporre e faccio il confronto con una nuova foto… le successive avranno circa le medesime esposizioni. Se è una giornata col sole variabile, è coperto e girgio, o se sta per piovere, prendetevi ciò che esce.
Ho appurato che la carta segue una logica tutta sua, e viene influenzata da moltissime variabili; proprio per questo motivo con questo procedimento si ottiene una foto UNICA, che sarà praticamente impossibile replicarne una identica. Ma questo è anche il bello di questa tecnica che mi affascina; se avessi voluto una foto perfetta avrei usato la reflex digitale e la stampa su carta professionale! Se volete ottenere come risultato una foto in bianco e nero perfetta, con una gamma tonale ampia, con un contrasto eccezionale, e col risultato costante e riproducibile, allora lasciate perdere tutto questo; avrete soltanto delle delusioni, ma se siete o vi sentite come i pionieri della fotografia, allora seguite questa strada e ne avrete delle immense soddisfazioni!
E con questo termino e vi rimando al prossimo appuntamento.Ciao a tutti!

 

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