Farsi fotografare – Riscoperta di un rito

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Farsi fotografare.
Ciao a tutti amici… di Fotografismo e di Sardinian Camera!
Vorrei esternare alcune considerazioni fatte in questi mesi di uso e prove con la “Sardinian Camera”, considerazioni vissute nei momenti di esposizione al pubblico mentre decido l’inquadratura, i tempi e le condizioni di luce; solitamente già il vedere una persona che arriva con un carrellino carico di attrezzatura col classico rintocco ritmico delle ruote sul suolo, magari in sanpietrini, classico di molte piazze ormai, attira già l’attenzione.
Ma ancor di più quando questa persona scarica pian piano il carrello con fare metodico, e facendo assumere al tutto, quasi fosse il rinascere della Fenice, l’aspetto di un vecchio apparecchio fotografico, quasi a far scorrere il tempo all’indietro di oltre un secolo; allora i più curiosi cominciano a fare la “danza circolare del curioso”, un approccio particolare, che comincia da circa venti metri dal centro del loro interesse, per ruotare tutt’attorno, quasi a non voler perdere neppure un particolare di quei gesti ormai dimenticati.
Poi sempre con molta calma quest’uomo prende un secchio di lamiera zincata e vi versa dentro un paio di litri d’acqua e lo appende ad un gancio sotto al cavalletto di legno, lo stesso che sorregge questa scatola lignea con una strana manica nera laterale… a quel punto i più audaci si avvicinano, quasi a fare essi stessi da complemento all’apparecchio.
Si crea allora una sorta di intimità tra l’uomo, la macchina e i passanti, e quando l’uomo estrae il telo nero per sistemarlo sull’apparecchio ligneo, cominciano a sentirsi le prime domande e affermazioni allo stesso tempo.
– “Mi domandavo se aveva il telo nero”-
– “A cosa serve il secchio d’acqua”-
– “Ma il flash col magnesio lo ha?”-
– E’ una vecchia macchina fotografica, vero?”-
– “Ci farebbe una foto?”-
– “Ho visto il servizio che hanno mandato in tv…”-
Queste sono le prime classiche domande che pongono… un rituale al quale mi sto abituando e che sinceramente mi fa anche piacere; da questo capisco cha almeno non sono passato inosservato!
Poi mi vedono sparire sotto il telo nero per mettere a fuoco, e dopo le consuete procedure di rito, dopo qualche minuto di attesa vedono che tiro fuori una fotografia sgocciolante da immergere nell’acqua del secchio… a quel punto cominciano i commenti, di apprezzamento, di stupore, e si passa a riesumare i ricordi dei loro nonni, quando si facevano fare il ritratto con questi apparecchi; ormai quelle persone estranee ti considerano un loro amico, hanno domande da fare, capire cioè come possa nascere una passione così in quest’era digitale.
Magari i più smaliziati avanzano l’ipotesi che dentro quell’enorme scatola ci sia una fotocamera digitale e una stampantina a batteria… divertente vedere la loro faccia delusa quando poi apro il coperchio e la vedono praticamente vuota, solo due vaschette con del liquido e un rettangolo di vetro dentro quella scatola.
Il bello però è quando ho fatto le foto ad alcuni amici presenti, a dimostrazione del fatto che una foto è bella se può essere anche toccata, magari anche un pò umida dal lavaggio finale, con quell’odore caratteristico che chi ha fatto camera oscura non dimentica di sicuro. Una fotografia pura, solo nel formato 10×15 cm. e rigorosamente in bianco-nero… con la classica cornicetta bianca attorno, che è venuta fuori dal nulla, senza usare nessuna elettronica, ne batterie; ha un solo difetto: non è condivisibile sui social! Almeno se non viene scansionata e inviata come file. Ma ovviamente è diversa cosa avere una fotografia cartacea oppure migliaia di foto destinate ad “ammuffire” come file dentro una memoria di telefonino o un hard-disk.
Oltre a tutto questo, quando sto mettendo a fuoco la persona pronta a farsi ritrarre, sento di avere in mano lo scettro del potere: sono io il signore e padrone della situazione, io che dirigo e dò i tempi per la messa a fuoco, e per la posa. Il fotografo diventa nuovamente protagonista della scena e professionista del mezzo.
Ormai col digitale, e con tutti i sistemi esistenti per fare uno scatto, la figura del fotografo non esiste più, o oserei dire è considerato alla stregua dell’usa e getta… servi solo il giorno del matrimonio, proprio perchè ancora culturalmente dopo che si investono decine di migliaia di euro per una cerimonia serve una documentazione fotografica “sicura”; ma se ci si accorge che qualcun altro riesce a a fare delle belle e magari originali foto, magari condivise tra tutti i partecipanti, servirà ancora il fotografo da matrimonio?
Leggetevi anche questo articolo trovato in rete.
Con questo dubbio vi saluto e vi invito a seguirmi come sempre… grazie a tutti! Ciao.

 

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