Fotocamera a sviluppo istantaneo

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– Fotocamera a sviluppo istantaneo

Ciao a tutti!

Questo articolo prende spunto da una serie di domande che spesso mi vengono rivolte da chi vede la “Sardinian Camera” e non riesce a identificare bene la sua collocazione. Sebbene la fotocamera in questione sia alquanto curiosa, la possiamo classificare come appartenente alla categoria dei banchi ottici; il banco ottico è in pratica uno strumento ottico che permette di studiare e applicare le diverse leggi della fisica ottica, applicando di volta in volta quelle più confacenti alla nostra attività.
I primi banchi ottici, erano dei semplici parallelepipedi che scorrevano uno dentro l’altro, definiti anche a “cassetti mobili”,  dotati di una lente (nel tipo più semplice si trattava di una lente biconvessa), e di un sistema portalastra (nei primi tipi era una lastra di vetro con la superficie ricoperta di materiale fotosensibile), che permetteva anche la messa a fuoco sostituendo la lastra con un vetro smerigliato.
I passi seguenti furono quelli di sostiutire la lente biconvessa con obiettivi sempre più sofisticati, montare un sistema di sostituzione rapida del vetro smerigliato con la lastra fotosensibile, e sostituire il sistema a cassetti mobili con un soffietto. Ulteriore passo avanti poi fu costruire dei sistemi di decentramento e basculaggio della standarta anteriore, e successivamente anche in quella posteriore.
Questi sistemi permettono tuttora una grande flessibilità fotografica, permettendo di modificare diversi parametri ottici, dei quali avevo parlato anche QUI.
Nel caso della fotocamera a sviluppo istantaneo, si tratta come dicevo di un banco ottico semplificato, abbinato alla presenza della camera oscura, indispensabile per poter trattare subito il materiale fotosensibile. In questo caso si utilizza la carta fotografica sensibilizzata con sali d’argento, funzionando in pratica come una pellicola fotografica.
Questo banco ottico è a “fuoco interno”, poichè il movimento di focheggiamento avviene tutto all’interno della camera, mentre nei sistemi a “fuoco esterno” ci si avvale di una standarta anteriore, poi collegata alla fotocamera con un sistema a soffietto. Solitamente le fotocamere a “fuoco interno” vengono utilizzate nei paesi asiatici, come le “Afghane”, mentre quelle a “fuoco esterno” vendono utilizzate prevalentemente nei paesi latini e ispanici, e solitamente vengono chiamate “Minutero”, in onore al tempo di lavorazione fotografica.
Ogni fotografo disegna la fotocamera da sè, e costruendola in base alle sue esigenze, sia dal punto di vista fisico, che da quello ergonomico. Spesso varia anche il sistema utilizzato per la manipolazione della foto in lavorazione; nelle “Afghane” la manica nera si trova su un fianco, solitamente il lato destro (per i destri), mentre nelle “Minutero” questa manica si trova sul lato posteriore, sullo stesso sportello utilizzato anche per la messa a fuoco.

Le due fotocamere sono diverse anche strutturalmente, e le “Afghane” sono molto più robuste, perchè a differenza delle “Minutero” hanno il sistema di messa a fuoco interno, molto più solido e meno soggetto a rotture del soffietto.
Il sistema prevede poi l’utilizzo  dei chimici di sviluppo e di fissaggio, e solitamente vengono utilizzate solo due bacinelle contenenti gli stessi, facendo a meno del passaggio di arresto con alcqua o altro liquido apposito. Questo dovuto al fatto di risparmiare lo spazio che sarebbe servito per una ulteriore vaschetta. Il formato della carta di solito viene limitato all’uso del formato 10×15 centimetri, anche se ci sono fotocamere che utilizzano il formato 13×18 centimetri, ma questo impone degli spazi spropositati, per via delle dimensioni maggiori delle vaschette per la carta, per il magazzino con la carta fotografica, e non ultimo il sistema di messa a fuoco e fissaggio della carta.
Invece nei paesi asiatici e frequente trovare formati inferiori, sia per motivi economici, sia perchè queste fotocamere vengono ancora utilizzate prevalentemente in strada per otenere le “Fototessera” per i documenti.
Parlando delle ottiche, posso dirvi che si utilizzano ottiche in base al soggetto che si fotografa più spesso: personalmente a me piace fotografare paesaggi e architettura, ma non disdegno anche fotografare persone. Questo mi ha portato a scegliere un’ottica tuttofare, per cui ho scelto una lente da 105 mm. con apertura da f4,5 a f32. Praticamente, rapportata al sistema 35 mm. e considerando che ha un’apertura del cono ottico di 81°, è come usare un’ottica da 26 mm. circa.
Se invece si predilige il ritratto è meglio andare su ottiche di almeno 180 – 210 mm. (quest’ultimo corrisponde al 50 mm. nel formato 35 mm.). Ovviamente poi sorgono complicazioni costruttive;  per ottenere il positivo dal negativo, rifotografandolo, si deve lavorare con ingrandimento 1:1, e in questo caso dobbiamo prevedere una corsa utile del sistema ottico di ben 420 mmillimetri dal centro nodale dell’ottica, sia all’interno che all’esterno.
Mi rendo conto che è un discorso affascinante, ma ho per forza dovuto sintetizzare l’articolo, cercando di dare un’infarinata generale. Per chi avesse voglia di approfondire può cercarmi su Facebook o restare sintonizzato su Fotografismo. Per ora vi saluto e vi ringrazio ancora della fiducia. Ciao!

 

 

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