Antica tecnica al collodio

Mentre facevo una ricerca su antichi metodi di processi fotografici, mi sono imbattuto in un articolo sulla tecnica al collodio. Personalmente non ho mai visto questo processo, ma ho potuto ammirare tempo fa delle lastre di vetro impressionate con questo sistema. I negativi che ho avuto modo di avere tra le mani erano del 1898, ed erano spettacolari.
Qui l’articolo come l’ho letto. Poi sotto l’articolo alcuni video che trattano la tecnica del collodio.
Il proceso al collodio umido è un tecnica fotografia risalente alla seconda metà del XIX secolo,sperimentata per la prima volta da Frederich Scott Archer nel 1852.
L’utilizzo del collodio come substrato per gli alogenuri di argento fu una notevole invenzione,poichè ridusse i tempi di esposizione ad un arco di tempo oscillante da i 3 ai 20 secondi circa.
La tecnica precedentemente utilizzata era la stampa all’albumina,che richedeva qualche minuto (tecnica che si serviva dell’albumina dell’uovo come collante per i sali di argento),si stava intanto estinguendo il calotipo,per motivi di comodità,tempo e definizione dell’immagine.
Il collodio poteva essere utilizzato su diverse superfici:
-su vetro ;chiamata anche Ambrotipia
-su lastre di ferro o stagno ,Ferropitia.
Lo svantaggio della tecnica al collodio umido (ancora oggi in uso per alcuni amatori di tecniche fotografiche ottocentesche) è il fatto che la sensibilità della lastra era ottimale solo quando lo strato di collodio era ancora bagnato,e ciò richiedeva una particolare abilità dei fotografi,che erano costretti a lavorare nei pressi del loro studio fotografico per evitare che la lastra seccasse e che i tempi di esposizione crescessero esponenzialmente.
Il procedimento è il seguente:
-la lastra (di sovente erano usate quelle di vetro) veniva pulita con particolari miscele base di farina fossile e alcool etilico)
-si spande sulla lastra il collodio contenente potassio ioduro e potassio bromuro (o NH4I e NH4Cl)
-si attende che il collodio si rapprenda e si immerge la lastra in una soluzione di AgNO3 per 3-5 minuti
-si mette a fuoco l’immagine sul vetro smerigliato sul fondo della fotocamera
-si pone la lastra nello chassì della macchina fotografica (spesso a soffietto) e si espone per un tempo che dipende dall’illuminazione
-si ottura l’obbiettivo e si sviluppa la lastra in una soluzione di pirogallolo (1grammo in 1 litro) o acido gallico (oppure in soluzione di solfato di ferro II o in soluzione di cianuro di potassio (KCN – Tossico).
-si fissa la lastra in soluzione diluita di iposolfito di sodio Na2S2O3.

 

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